

Slow Food, 27% dei produttori dei Presidi ha meno di 40 anni
Studio: "Aumentano le donne e si punta alla biodiversità"
Nonostante l'Italia sia il Paese più vecchio dell'Unione europea, con un andamento demografico ancora più critico nelle aree rurali, il 27% dei produttori dei Presìdi Slow Food ha meno di 40 anni. Il dato più elevato riguarda i formaggi, col 39% delle aziende guidate da giovani. Il punto sui Presidi è stato fatto a Cheese, a Bra (Cuneo), presentando uno studio sullo stato di salute di questo progetto, nato nel 2000, al Salone del Gusto di Torino, con i primi 90 prodotti. Il progetto oggi conta 400 Presìdi, che riuniscono oltre 2.200 produttori in tutta Italia, ponendo al centro la biodiversità. Grazie al sostegno dell'azienda Guido Berlucchi, e con il supporto scientifico delle Università di Torino e di Palermo, Slow Food nello studio ha valutato 82 Presìdi italiani, applicando un metodo di analisi che prende in considerazione tre livelli: socio-culturale, ambientale ed economico. Fra i 621 produttori coinvolti nello studio, le donne sono 213. La percentuale più interessante riguarda l'ambito caseario: filiera chiusa, quindi dall'allevamento e gestione dei pascoli alla trasformazione del latte. Proprio dai Presìdi inoltre è nato un progetto di solidarietà e impegno a favore della biodiversità, che mette insieme produttori e ristorazione: l'Alleanza Slow Food dei cuochi. Nel 56% dei casi la remuneratività delle produzioni è aumentata, mentre nessun produttore ha sperimentato una riduzione. L'ampliamento dei mercati a livello regionale e nazionale è stato sostenuto anche da una buona diversificazione: eventi locali e nazionali, Mercati della Terra, gruppi di acquisto solidale, reti di ristoratori e negozi specializzati. Nel 67% dei casi i Presìdi contribuiscono a conservare un paesaggio rurale di particolare valore (giardini, frutteti storici, piante millenarie, sentieri, tratturi). In particolare per i Presìdi caseari, che, prevedendo il pascolo degli animali, favoriscono la conservazione e la buona gestione dei paesaggi prativi montani e di alta collina. Più del 90% dei produttori ha ridotto l'impiego di concimi chimici di sintesi, mentre oltre il 60% ha scelto di orientarsi verso pratiche di fertilizzazione organica.
I.Young--CT